venerdì 28 agosto 2009

Bari, spuntano fondi neri per «pagare» i partiti

BARI — «Dopo quest'inchiesta mi toccherà lasciare la magistratura e allora, vedrete, avrò tanto tempo libero per parlare anche con voi...», scherza Desirée Digeronimo prima d'infilarsi nel suo ufficio senza dire altro ai cronisti. Il pm antimafia che indaga sulla Sanitopoli pugliese, tornata lunedì scorso dalle ferie, ha già iniziato a spulciare i conti correnti dei vari manager e imprenditori finiti nell'inchiesta: sarebbero emerse, dai primi riscontri, «operazioni finanziarie sospette» e «distrazioni di somme» che farebbero pensare ad azioni di riciclaggio del denaro. A quale scopo? E' questo il punto cruciale della sua indagine (i filoni di Sanitopoli a Bari sono quattro, affidati a tre magistrati, ndr). La Digeronimo non lo dice, ma sembra davvero intenzionata a capire se dietro certe voci di bilancio delle aziende (del tipo: manutenzione, spese di pubblicità e marketing...) vi siano celati strumenti di finanziamento occulto dei partiti. Oppure tangenti.

Desirée Digeronimo (Today)
L'ipotesi, insomma, è quella di fondi neri (costituiti anche evadendo il fisco) utilizzati in tutti questi anni per ottenere in cambio dal Palazzo appalti, nomine, accreditamenti e incarichi per forniture. Perciò, il lavoro di setaccio nelle banche ora si complica e i dati acquisiti andranno incrociati via via, per verificare eventuali passaggi di denaro, con quelli contenuti nei bilanci sequestrati dai carabinieri a fine luglio nelle sedi dei cinque partiti del centrosinistra che sostengono la giunta regionale di Nichi Vendola (Pd, Rifondazione comunista, Sinistra e Libertà, Lista Emiliano e Socialisti Autonomisti). Il sospetto, infatti, già evidenziato nei mesi scorsi dal pm antimafia, è che proprio «all'interno della pubblica amministrazione» vi fosse «un'organizzazione criminale tendente a condizionare le scelte della stessa allo scopo di perseguire progetti illeciti». Un'associazione a delinquere (15 finora gli indagati) finalizzata alla corruzione e alla concussione. E ai vertici di questo comitato d'affari, secondo il magistrato, c'era Alberto Tedesco, l'ex assessore regionale alla Sanità dei Socialisti Autonomisti, dimessosi dall'incarico dopo essere stato iscritto nel registro della procura, ma ripescato poi dal Pd in Senato al posto dell'eurodeputato De Castro («Mai fatto pressioni, io ho sempre aiutato la Sanità...», così si è difeso Tedesco, da parte sua). Intanto, a Palazzo di Giustizia, è arrivato ieri il nuovo procuratore capo, Antonio Laudati.

Una visita-lampo, informale (s'insedierà ufficialmente il prossimo 9 settembre) per incontrare il suo predecessore Antonio Marzano e fare il punto coi magistrati di Sanitopoli. Così, per un giorno, è dovuto rientrare dalle ferie anche Giuseppe Scelsi, il pm che ha acceso un faro sui traffici dell'imprenditore Gianpaolo Tarantini: non solo feste in Costa Smeralda ed escort a palazzo Grazioli, ma anche protesi ortopediche piazzate, secondo l'accusa, negli ospedali pugliesi grazie a mazzette, auto di lusso, donne e cocaina offerte a noti primari. Da Scelsi e Digeronimo, ieri, neppure una parola. Dopo l'attacco durissimo sferratole tre settimane fa, con una lettera appello, dal governatore della Puglia Nichi Vendola ("La sua indagine, dottoressa Digeronimo, sta diventando lo strumento di una campagna contro di me, qualcuno scientificamente sta costruendo la mia morte..."), il magistrato risponde solo col silenzio. A settembre, tra pochi giorni, parlerà per lei il Csm.

Fonti:http://www.corriere.it/cronache/09_agosto_28/caccia_bari_fondi_neri_partiti_b74a32d2-9394-11de-8445-00144f02aabc.shtml

giovedì 27 agosto 2009

Ius Solis: fine dell'Italia

In controtendenza rispetto al forte allarme sociale causato dall'incremento esponenzale e non controllato dell'immigrazione, ambienti interni al PdL si stanno facendo promotori dell' introduzione, nel nostro sistema legislativo, dello "ius soli".
Questa concezione giuridica consentirebbe, automaticamente, a chiunque nasca su territorio italiano di acquisire la cittadinanza e ai suoi genitori l'immediata residenza, e poco dopo, la cittadinanza.
L' Italia, fino ad oggi, ha seguito un diverso orientamento: lo Ius Sanguinis. Solamente nascendo da genitori italiani si è cittadini; secondo un' idea della cittadinanza, basata su sangue, cultura e Fede. La cittadinanza vuole una continuità tra i nostri padri noi e i nostri figli che trova conferma in costumi, in una fede religiosa ed in una tipologia fisica comuni.
Lo ius soli è figlio di una visione cosmopolita, adatta a nazioni senza storia nè cultura che necessitano popolarere vasti territori con genti di tutte le razze e di tutte le fedi. Esempio tipico: gli USA.
La Gran Bretagna, già istituendo il Commonwealth, fece l' enorme errore di concedere la cittadinanza a popolazioni di tutti gli angoli della terra e, addirittura, fino al 1983, la concedeva a tutti coloro che nascevano sul suo territorio. Accortasi del disastro, reintrodusse lo ius sanguinis. Troppo tardi.
In pochi decenni Gran Bretagna e Francia sono arrivate a ospitare, a causa dello ius soli, 7/8 milioni di nuovi cittadini. La pace sociale ne è risultata minata. Le gravi e ricorrenti rivolte nelle banlieu francesi e nelle inner cities britanniche dimostrano inequivocabilmente l'ostilità di questi "nuovi cittadini" verso gli Stati che li hanno, incautamentte, adottati.
Secondo Forza Nuova è cittadino italiano solamente chi ha almeno un genitore italiano oppure è un europeo di religione cristiana, che ha vissuto almeno dieci anni in Italia: la sua origine e venti secoli di comune storia lo rendono compatibile ed assimilabile.
Il tentativo, sponsorizzato da Fini e dall'ala "radicale" della PdL, è mosso da una concezione antinazionale che non risponde alla nostra tradizione giuridica e rischia, in una fase di calo demografico degli italiani, di trasformarci in un paese con 40 milioni di vecchi italiani sempre più sterili e 15 milioni di nuovi italiani sempre più prolifici.
Forza Nuova ritiene che:

1) l'Italia non debba assolutamente abbandonare lo ius sanguinis;
2) l'immigrazioe debba essere bloccata e tutti coloro che hanno commesso reati o siano clandestini, allontanati immediatamente;
3) lo Stato italiano debba incentivare la nascita di bambini italiani come altri stati europei stanno facendo da anni con evidenti e positivi risultati

On. Roberto Fiore

venerdì 21 agosto 2009

Autovelox gestiti solo da polizia

Stop alla gestione degli autovelox affidata a societa' private: le apparecchiature verranno gestite solo dagli operatori di polizia. Mai piu' pattuglie nascoste per la rilevazione della velocita'. Massima tutela della privacy (le foto o le riprese video devono essere trattate solo da personale degli organi di polizia). E' quanto prevede una direttiva del ministro dell'Interno, Roberto Maroni, emanata a ridosso dei primi rientri dalle vacanze.

Fonti:http://www.ansa.it/site/notizie/awnplus/topnews/news/2009-08-21_121377760.html

Casalinghe stipendiate subito!

Da quasi 30 anni si discute, nonostante la bassa propaganda mediatica sull'argomento, della possibilità o meno di stipendiare le casalinghe. A far tornare d'attualità la questione qualche mese fa è stato il cardinale Ennio Antonini, "ministro della famiglia" del Vaticano. Come detto prima questo è un dibattito che parte dagli anni '80, quando iniziarono a diffondersi le prime organizzazioni di categoria che fecero del riconoscimento del lavoro svolto tra le mura domestiche il proprio cavallo di battaglia. L'ipotesi diventa politica nel 1982 grazie ad Adriana Polibortone (all'epoca segretaria nazionale delle donne missine, attualmente leader del partito politico "Io Sud") che deposita in Parlamento le firme raccolte per una proposta di legge d'iniziativa popolare sull'attribuzione di un assegno mensile alle casalinghe. L'idea, però, è sempre rimasta sulla carta nonostante la sentenza del 6 Novembre 1997 della terza sezione civica del "Palazzaccio" che segnava pari dignità, al fine del risarcimento del danno, del lavoro sia dentro che fuori casa (arrivando a definire le casalinghe come veri e propri manager dell'azienda famiglia e individuando anche il parametro base da tenere presente nella monetizzazione del rimborso: lo stipendio di una collaboratrice familiare "con gli opportuni adattamenti per la maggiore ampiezza dei compiti svolti da una casalinga"). La pronuncia della Suprema Corte aveva lasciato presagire grandi speranze. Le conquiste ottenute fino ad ora riguardano solamente l'ambito pensionistico e assicurativo. Dal 1999 infatti tutte le casalinghe tra i 18 e i 65 anni hanno l'obbligo di stipulare un'assicurazione contro gli infortuni in ambito domestico tramite il versamento all'Inail, entro il 31 Gennaio di ogni anno, di 12,91 euro ogni 12 mesi. Questo strumento non ha avuto forte risposta tra la fascia interessata: circa la metà delle 6 milioni di casalinghe non si è avvalsa di tale facoltà. Attualmente sono quattro le proposte di legge depositate: due sull'assicurazione Inail e due sullo stipendio delle casalinghe; presentate rispettivamente da esponenti dell'Udc e del Pdl. Proprio per questo motivo si fa sentire il cardinale Antonelli. Ora non rimane che aspettare la risposta del Parlamento. Quasi trent'anni tra discussioni e proposte e nulla è stato fatto. Che si tratti di semplice propaganda di basso livello con lo scopo utlimo di racimolare qualche simpatia in più tra gli elettori ce lo fanno pensare gli anni trascorsi e il fatto che certi argomenti tornino di moda soltanto durante la campagna elettorale! Noi, intanto, pensiamo a tutte le nostre casalinghe che con dignità e onore portano avanti casa e famiglia, senza alcun riconoscimento economico degno di essere così chiamato! Per questo chiediamo e pretendiamo che si prenda una decisione forte e chiara subito sulla questione: l'opera svolta dalle casalinghe tra le mura domestiche è preziosissima e non è facilmente misurabile economicamente perchè, se paragonato ad un lavoro, comprende specializzazioni che nulla hanno a che fare tra loro. Alle soglie del 2010, invece di incentivare il lavoro di badanti rumene e filippine, lo Stato dovrebbe sostenere economicamente le donne madri italiane che decidono di dedicarsi alla propria famiglia che rimane, nonostante i molteplici attentati alla stessa, il perno centrale e il punto di riferimento di una società sana da salvaguardare.
Forza Nuova Parabita
Cuib - "Carlo Falvella"

giovedì 20 agosto 2009

Forza Nuova pronta a contestare il meeting di Perugia con Fini

La segreteria nazionale rende noto che il 3 settembre Forza Nuova manifestera' contro la conferenza- incontro che si terra´ in Piazza della Repubblica sul tema della cittadinanza e a cui parteciperanno sia Fini che Franceschini. In quella occasione Fini promuovera´l'introduzione dello ius soli in Italia, in evidente rottura con la tradizione italiana dello ius sanguinis ed il buon senso che dovrebbe guidare i politici . L' introduzione dello ius soli portera' all' immediata concessione di oltre due milioni di cittadinaze a individui comunitari ed extracomunitari che mai avrebbero potuto reclamare la cittadinanza con il regime in vigore. Oltretutto appare particolrmente grave che Fini ed altri in una situazione di grave allarme sociale causato da crimini collegati con l' immigrazione o di discriminazione verso gli stessi cittadini italiani nelle graduatorie per case o posti negli asili, si facciano portatori di una tesi fino ad oggi sostenuta solamente dalla sinistra piu´ estrema. Forza Nuova dara´ battaglia su questo tema e sventera´ il tentativo di trasformare l' Italia in un paese multietnico, caotico e senza piu´ identita´.

giovedì 6 agosto 2009

Intrighi di palazzo ai danni della Regione Puglia

Le inchieste giudiziarie che stanno sferzando da qualche settimana la classe politica pugliese hanno fatto emergere, anzitutto, una serie di contraddizioni e di metastasi tutte interne al centro-sinistra. Infatti, soltanto una lettura poco attenta e superficiale dell’intera vicenda condurrebbe a trarre conclusioni affrettate e limitate al mero aspetto processuale magari arricchito di qualche particolare “hard” molto adatto ad un pubblico da ombrellone estivo. Quello che ci proponiamo è, invece, di scandagliare più in profondità l’aspetto politico della vicenda per investigare i legami meno noti ed apparentemente sparsi nel tempo e nello spazio al fine di far emergere delle relazioni di sicuro interesse.

Ciò premesso, è indubbio che quella a cui si sta assistendo è una guerra senza esclusione di colpi che vede l’un contro gli altri armati D’Alema, il sindaco di Bari Emiliano ed il governatore della Regione Puglia Vendola. Una guerra senza esclusioni di colpi che ha inizio, almeno, nei mesi che hanno preceduto la scorsa campagna elettorale per le amministrative e per le europee. Infatti, la decisione di Vendola di correre per un seggio alle europee con il suo movimento “Sinistra e Libertà” nato da una scissione all’interno di Rifondazione Comunista, non venne gradito dal PD di D’Alema. Vendola dichiarò – in quella circostanza - di non necessitare di alcun lume tutelare né di precettori. Durante quel braccio di ferro si inserì uno colonnelli del “leader Maximo di Gallipoli” Nicola Latorre il quale con tono lapidario avvertì: “(…) mi auguro che abbia considerato e soppesato le conseguenze politiche che la sua scelta di candidarsi alle europee potrebbe avere” (1) .

Chiaro il messaggio rivolto a Vendola? Siamo agli inizi di aprile del 2009. La giustificazione ufficiale dei d’alemiani era riconducibile ad un aspetto politico: quello di evitare i doppi incarichi che avrebbero potuto causare un’eccessiva proliferazione di compiti.

Il secondo fronte del conflitto riguarda, invece, il Comune di Bari. Sempre in quelle settimane convulse che precedette l’ufficializzazione dei nomi dei candidati sindaci nel capoluogo pugliese, Emiliano candidato per il centro-sinistra nonché segretario pugliese del Partito Democratico, fu costretto a sponsorizzare il nome dell’on. De Castro per un posto sicuro nella lista del PD alle europee. Infatti, come si è poi verificato, l’elezione di De Castro a Strasburgo ha consentito all’indagato Alberto Tedesco di subentrare proprio a De Castro al Senato della Repubblica Italiana come primo dei non eletti e godere, quindi, delle garanzie derivanti dall’immunità parlamentare. Alberto Tedesco, ex assessore regionale alla sanità pugliese, della corrente socialista del PD e coinvolto in una serie di scandali su cui la magistratura sta indagando, aveva minacciato di candidarsi come sindaco di Bari se non gli fosse stato assicurato un posto proprio a Palazzo Madama (2). Il più preoccupato di questa scelta, ovviamente, era proprio Emiliano, timoroso di perdere voti a sinistra nella competizione amministrativa barese. Dal canto suo De Castro non aveva alcuna intenzione di correre per le europee sia pure per un seggio sicuro al parlamento europeo (3) ma dovette sottostare al segretario regionale Emiliano. Da quel momento i veti incrociati e le faide interne al PD esplosero e si fecero più marcate.

Finite le elezioni con la vittoria di Emiliano a Bari, Vendola azzera improvvisamente la giunta regionale rincorso dalle voci di probabili coinvolgimenti di suoi assessori in scandali giudiziari. Riceve il “no” secco dell’UDC e del movimento della Poli Bortone “Io Sud”. La nuova giunta vendoliana è una dichiarazione di guerra a D’Alema con nomi di assessori esplicitamente ostili al “baffetto” e concordato proprio con Emiliano frattanto candidato alla segreteria regionale del PD. I “D’Alema boys” nella nuova giunta targata Vendola perdono Frisullo e vedono inserirsi i nomi dell’economista Viesti (in passato ostile a Frisullo), dei democratici (ex Margherita) Capone e Amati vicini a Franceschini ed in rotta proprio con D’Alema nella corsa alla segreteria del PD (4).

Evidente la risposta politica di Vendola ed Emiliano a D’Alema. La partita che si sta giocando coinvolge i destini della segreteria regionale pugliese del PD, tappa intermedia per poter poi determinare il candidato per le elezioni regionali del 2010 con tutto quello che ciò comporterà in tema di scelte politiche ed economiche sui destini della Regione Puglia crocevia di importanti accordi in campo energetico ed industriale. Ed il nome gradito alla corrente di D’Alema sarebbe Francesco Boccia, già assessore al Comune di Bari, consulente di Romano Prodi, amministratore straordinario del Comune di Taranto in dissesto finanziario, già sconfitto nelle primarie del 2005 proprio contro Vendola e capace di dialogare con la parte moderata come l’UDC. (5)

Dunque, ci si trova davanti a colpi e contraccolpi che coinvolgono esponenti di primo piano del Partito Democratico sia a livello nazionale che a livello locale con accordi e smentite all’ordine del giorno. L’altra linea di combattimento è, quindi, la corsa alla segreteria regionale e nazionale del PD con Emiliano e D’Alema ancora una volta belligeranti. Su questo fronte D’Alema è giunto a Bari il 31/07/2009 per sciogliere le riserve ed ufficializzare il nome del sindaco di Melpignano (Lecce) Sergio Blasi per la mozione Bersani in Puglia. Da notare il messaggio politico a Vendola di disponibilità ed apertura in chiave anti-Emiliano in quanto Blasi vanta una solida amicizia proprio con l’attuale governatore della Regione Puglia. Nell’annunciare il nome del Sindaco di Melpignano D’Alema non ha risparmiato frecciate proprio al sindaco di Bari: “il partito non è un dopolavoro, né un secondo o terzo lavoro: richiede un impegno pieno”.

Compresi fronti di battaglia, scenari tattici, alleanze presunte ed effettive resta da chiedersi perché tutto questo interessamento per la regione Puglia da parte di D’Alema & Co. Occorre interrogarsi sui motivi (inconfessabili) che stanno alla base di questo flirt di D’Alema e dei suoi uomini per i destini della porta d’oriente d’Italia. E questa ricerca investigativa ci porta fino a Roma, nella capitale governata da Gianni Alemanno, neoeletto sindaco di Roma. E proprio Alemanno sta facendo da apripista a D’Alema. Fantapolitica? Affatto. Se si leggono le cronache politiche e finanziarie degli ultimi mesi si capirà bene che i destini della Puglia e dell’Acquedotto Pugliese passano da Roma e vedono alleati proprio D’Alema, Alemanno, Geronzi (numero uno di Medio Banca) e Caltagirone (noto costruttore romano impegnato nel campo dell’editoria e la cui figlia è compagna di Pierferdinando Casini, leader dell’UDC protagonista anche in Puglia di accordi proprio con il PD).

Il patto Alemanno-D’Alema (subito ribattezzato “D’Alemanno”) è datato maggio 2009 e ruota attorno all’ACEA, l’azienda capitolina impegnata nel settore energetico ed idrico (6) con ben 3 miliardi di euro di ricavi e 200 milioni di utili annui (7). ACEA vede una quota di partecipazione maggioritaria il Comune di Roma e quote minoritarie appartenenti per il 7,5% a Caltagirone e per il 10% ai francesi di Suez-Gaz de France. Venerdì 8 maggio 2009 occorreva individuare uno dei nuovi consiglieri di amministrazione di ACEA ed il sindaco Alemanno, con il suo 51% di quote aveva stabilito che il nome dovesse essere indicato dal PD romano. All’inizio tutti d’accordo sul segretario generale dell’Anci, Angelo Rughetti (8) fino a quando non interviene D’Alema per scompaginare ogni ipotesi di accordo e far sedere un uomo a lui vicino: Andrea Peruzy, il quale oltre ad essere membro in molteplici consigli di amministrazione (Alenia, Poligrafico, Crédite Agricole) è azionista anche di Suez nonché, aspetto fondamentale della vicenda, tesoriere della fondazione d’alemiana Italiani Europei (9).

Il nome del d’alemiano Peruzy, quindi, costituisce l’anello di congiunzione mancante per completare il mosaico che giunge fino in Puglia e che vede interessi convergenti del PD con l’UDC. Caltagirone, infatti, in ACEA ha uomini considerati a lui molto vicini: il presidente Giancarlo Cremonesi e “l’amministratore delegato Marco Staderini (uomo di fiducia del genero di Caltagirone, Pier Ferdinando Casini)” (10).

D’altronde il “patto d’acciaio” Alemanno-D’Alema si è ripetuto negli stessi giorni di maggio allorché è comparso il nome di De Bustis “banchiere rosso” del Monte dei Paschi di Siena (11), amico di D’Alema nella costituenda Fondazione Roma Mediterraneo. Un progetto colossale a cui sta lavorando il sindaco Alemanno per promuovere la città di Roma nel bacino del Mediterraneo (12). Questa fondazione dovrà gestire, nel prossimo quinquennio, un patrimonio colossale da 1,5 milioni di euro. I protagonisti dovrebbero essere la società londinese mercantile Bridge Ltd collegata proprio al nome del d’alemiano De Bustis e costituita il 12 maggio 2009 appena 24 ore prima della delibera approvata in Giunta Comunale per la costituzione della Fondazione (13).

Insomma, il flirt tra Alemanno (di origini baresi) e D’Alema avanza e si rafforza. Ma torniamo alle vicende pugliesi. L’ingresso di un uomo di D’Alema nel consiglio di amministrazione di ACEA consentirà di dettare legge sul business dei dissalatori, dell’energia elettrica e dell’acqua. Occorre ricordare che fu proprio il governo D’Alema che avviò nel marzo del 2000 la vendita dell’Acquedotto Pugliese spa all’Enel mediante trattativa diretta ed escludendo, di fatto, le Regioni Puglia e Basilicata. Trattativa poi naufragata per le polemiche che tale decisione sollevò e per il ritiro dell’Enel dalle trattative. (14) Nei mesi successivi a quelle fasi concitate, Alemanno contestò l’ingresso del colosso Enel in Aqp ma non la privatizzazione in quanto tale preferendo l’ingresso di realtà locali in Aqp (15) e nel giugno del 2002 si parlava di un forte interessamento proprio di Calragirone per l’Acquedotto Pugliese (16). La partita della Presidenza della Regione Puglia, quindi, ha come tavolo di gioco il destino dell’Acquedotto Pugliese, il primo acquedotto d’Europa con una rete idrica di ben 20.000 km, 400 impianti di sollevamento, più di 300 serbatoi, 161 impianti di depurazione, 20,8 m3/s di portata e che alimenta un sistema di quasi 150 imprese con più di 10.000 addetti (17). Sulla privatizzazione dell’acquedotto Pugliese, Vendola si è sempre opposto (malgrado la defenestrazione di Petrella) mentre Francesco Boccia non ha mai mostrato riserve di alcun tipo. L’allora assessore all’Economia del Comune di Bari dichiarava senza mezzi termini che “bisogna rispolverare l'idea che Massimo D' Alema aveva nel 1999” (18), ossia proprio la privatizzazione dell’Acquedotto Pugliese con la cessione all’Enel.

Boccia candidato ideale per governare la Regione Puglia, capace di guardare al centro e dialogare con l’UDC e ben visto da D’Alema. Vendola colpito da scandali giudiziari ed impresentabile per ricoprire il secondo mandato. Michele Emiliano, alleato di Vendola nella sfida anti-D’Alema, uscirà sconfitto nella corsa alla segreteria pugliese del PD e non potrà far valere il suo “peso” nella scelta del candidato ideale per guidare la Regione Puglia nel lustro 2010-2015.

Gli scandali giudiziari toccano il PD? Chissenefrega. D'altronde riguardano Tedesco, componente socialista, sponsorizzato da Emiliano (per tornaconti elettorali). D’altronde D’Alema a Bari qualche giorno fa l’aveva detto: il PD non è un’associazione a delinquere e non ha legami con la criminalità organizzata .(19)

Staremo a vedere ma di una cosa siamo certi: i destini della Puglia saranno irrimediabilmente segnati se si continuerà a guardare a questa regione con gli stessi appetiti di chi l’ha depredata negli ultimi 40 anni.

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NOTE:
1) “Latorre: non temiamo candidatura di Vendola” di Valentino Losito da “la Gazzetta del Mezzogiorno” del 08/04/2009.
2) “L'ex assessore alla Sanita pugliese, Alberto Tedesco: il Pd candidi De Castro alle europee o i socialisti del Pd sono pronti a scendere in campo da soli” di Bepi Martellotta da la Gazzetta del Mezzogiorno” del 08/04/2009.
3) “De Castro: A Strasburgo? Preferisco restare a Roma” di Alessandro Flavetta da “la Gazzetta del Mezzogiorno” del 02/04/2009.
4) “L’ultimo schiaffo al Pd: blitz concordato con D’Alema, Franceschini e Casini” di Francesco Strippoli da “Il Corriere del Mezzogiorno” del 07/07/2009.
5) “Vendola contro D'Alema, e il Pd si spacca sul rimpasto” di Paolo Russo da “la Repubblica” del 03/07/2009.
6) “Acea iacta est. Nasce la santa alleanza tra Caltagirone e D’Alemanno” di Claudio Cerasa da “il Foglio” del 13/05/2009.
7) “Gli intrighi di D’Alema: per risorgere fa accordi con Alemanno e Casini” di Laura Cesaretti da “il Giornale” del 13/05/2009.
8) “Acea iacta est (…)”, cit.
9) “Gli intrighi di D’Alema (…)”, cit.
10) Ibidem.
11) Il nome di de Bustis è legato alle tristi vicende di alcuni prodotti finanziari come "My Way" e "4You" ed alle vicende della banca 121. Si veda: “Un banchiere rosso per Alemanno”, di Stefano Sansonetti da “Italia Oggi” del 08/07/2009.
12) “Un banchiere rosso per Alemanno”, cit.
13) Ibidem 14) Mozione della Camera dei Deputati, seduta del 19 novembre 2001.
15) “Acquedotto, l'Enel pronta a lasciare Alemanno: uso improprio dei fondi” da “la Repubblica” del 06/11/2001.
16) “Caltagirone e Acea una pista per Fitto che piace a Casini” da “la Repubblica” del 14/06/2002.
17) “D’Alema, l’acqua e la Regione” di Saverio Ricci da “il Resto” del 12/07/2009.
18) “Boccia: l'Aqp resti pubblico e il Comune entri nel capitale” di Lello Parise da “la Repubblica” del 19/02/2005.
19) “D’Alema difende il partito: niente tangenti nei bilanci” di Francesco Strippoli da “il Corriere del Mezzogiorno” del 01/08/2009.

Fonti:http://www.azioneetradizione.it/news.asp?id=654

lunedì 3 agosto 2009

L'armadio, la marmellata e il popolo bue

Come molti ancora non sanno, nei diversi paesi dell'Unione Europea, chiunque sia (o pretenda essere) alla guida degli specifici Governi nazionali, in realtà "governa" solo a parole. Questo, per la semplice ragione che i nostri ex Stati sovrani non posseggono più le due principali attribuzioni e prerogative del "Principe": quella, cioè, del "monopolio della forza armata" e quella del "monopolio dell'emissione e del controllo del danaro".

Non bisogna dimenticare, infatti, che, con l'adesione (volontaria o meno) alla N.A.T.O. (Organizzazione del Trattato dell'Atlantico Nord), i nostri Governi nazionali hanno completamente delegato il comando e l'impiego delle loro Forze Armate ad un organismo politico-militare sopranazionale, per giunta politicamente controllato e militarmente disciplinato dagli USA (che, a loro volta, obbediscono agli indicibili ed inconfessabili voleri della Finanza internazionale); mentre con l'adesione al Trattato di Maastricht, del dicembre del 1991, gli stessi Governi hanno semplicemente e volontariamente rinunciato a "battere moneta", affidando il monopolio di quella loro essenziale e peculiare prerogativa, alla Banca Europea (BCE): cioe', ad un semplice "istituto bancario privato", interamente controllato dalla Finanza cosmopolita internazionale.

Inutile meravigliarsi, dunque, se i nostri "governanti" - siano essi di "destra", di "sinistra" o di "centro" - non sono mai in grado di tradurre nella pratica quotidiana i loro stessi programmi politici particolari.

Se quei "programmi", infatti, non corrispondono ai voleri (espliciti e/o occulti) della NATO e della BCE, gli stessi loro "ideatori" e "promotori" rischiano - non solo di non ricevere il loro personale "stipendio" e quello dell'insieme di coloro che compongono le loro strutture di governo (Carabinieri compresi!), ma addirittura - di farsi letteralmente "licenziare" o, semplicemente, "defenestrare" dalla sera alla mattina (Andreotti, Craxi, Kohl, D'Alema, Jospin, ecc. docent!) ed il piu' delle volte, anche con corale o plateale "biasimo popolare" o con obbrobriosa ed infamante "ignominia"

Ma non e' tutto Anche quel loro abbozzo di "governo formale", è semplicemente un imbroglio!

In Europa, infatti, da più di cinquant'anni, all'interno dei diversi, confrontabili e paragonabili regimi della restaurazione democratica, le presunte e formali alternanze al "potere", tra la cosiddetta "destra" (o "centro-destra") e la cosiddetta "sinistra" (o "centro-sinistra") istituzionali, non solo non sono in condizione di soddisfare o di appagare (anche parzialmente) le quotidiane, fondamentali e legittime attese della stragrande maggioranza dei cittadini, ma non riescono nemmeno a risolvere, modificare o correggere le piu' comuni carenze e disfunzioni che normalmente paralizzano e cancrenano il loro stesso sistema.

Peggio ancora: i ciclici e specifici beneficiari pro-tempore di quegli apparenti, a-sostanziali ed incongruenti "avvicendamenti" politici - pur continuando formalmente a teorizzare o vantare la loro particolare volonta' di riforma (ed, in certi casi, perfino di "rivoluzione") e ad alimentare ad hoc, con inimitabile ed incomparabile "faccia tosta" ed insolente ed arrogante sfrontatezza, le principali speranze dei cittadini - fanno del tutto per continuare a mantenere in vita, e volutamente irrisolti, la totalità dei problemi che, dal 1945 ad oggi, impediscono un qualunque eventuale ristabilimento di un qualsiasi tipo di positiva ed efficace relazione tra Stato e Popolo, Governo e gestione della Cosa Pubblica, Istituzioni ufficiali e realtà quotidiana.

Nonostante questo "quadro" non certo idillico della situazione, però, i suddetti temporanei beneficiari di quelle vacue ed inutili "alternanze" - sia dagli scanni del "potere" che da quelli della cosiddetta "opposizione" - riescono, ogni volta, a riscuotere alternativamente la fiducia di questa o quella fetta dell'opinione pubblica dei nostri paesi ed, ugualmente, a farsi eleggere nelle liste dei loro schieramenti politici (quello cosiddetto di "destra" o di "centro-destra" e quello di "sinistra" o di "centro-sinistra"), formalmente antagonisti.

Come mai, direte voi?

Principalmente - ritengo io - a causa della particolare forma e sostanza che assume in pratica, agli occhi dell'uomo della strada, il tanto aborrito e deprecato (ma, purtroppo, ancora ammesso e votato) sistema democratico rappresentativo. Un sistema che - oltre a favorire istituzionalmente l'ignoranza politica delle popolazioni che pretende amministrare, l'esclusione o l'apartheid sistematica delle masse dal dibattito pubblico e l'individualismo/egoismo forsennato dei cittadini - gioca soprattutto sulla "memoria corta" degli elettori e la loro naturale "apatia" (e qualche volta, addiritura antipatia), per tutto cio' che è normalmente attinente o conseguente agli "Affari pubblici" o al "Governo delle genti".

L'homo politicus, infatti, non esiste affatto in natura o è semplicemente un'eccezionalita' antropologica. In altre parole, e' una figura ipotetica soggettivamente inventata e volgarizzata dalle scienze sociali ed arbitrariamente partorita dall'elucubrazione accademica dei nostri politologi, mentre invece l'uomo reale - colui, cioe', che lavora, accetta di sottomettersi alle leggi comuni, paga le tasse e cerca in qualche modo di sbarcare il suo "lunario" personale e/o familiare - in linea di massima, si rassegna quasi sempre ad interessarsi attivamente di politica, solo quando - frugando con angoscia o disperazione all'interno del suo portamonete - si accorge improvvisamente che gli mancano irrimediabilmente i soldi per tentare di continuare a vivere degnamente e decorosamente.

Vediamo, ora, nei dettagli, come funziona, in pratica, il suddetto "sistema/imbroglio" politico-isituzionale.

Per semplificare e meglio permettere al lettore di iniziarsi ai cervellotici ed arcani meandri di quell'astruso e furbesco "meccanismo" di accaparramento formale (e per conto terzi) della "Cosa Pubblica" che definiamo le "elezioni politiche o legislative", diciamo che - come nel copione di un caricaturale e grottesco teatrino dei burattini - pur cambiando, di volta in volta, il nome degli specifici ed addomesticati "interpreti", lo "scenario", la "trama" ed il "ruolo" dei principali "attori" di quell'inconfessabile e lamentevole farsa pubblica che chiamiamo "democrazia", restano sempre ed invariabilmente gli stessi.

In altri termini, c'è un "armadio" che rappresenta figurativamente la classica ed ufficiale "scalata al potere" di ogni regime democratico.

In cima al medesimo armadio, c'è un "barattolo di marmellata" che rappresenta lo scopo effettivo di quella "scalata": cioè, la possibilita' reale di riempirsi concretamente le tasche, purché si mantenga lo status quo istituzionale del paese e si eseguano alla lettera i "consigli", le ordinanze o le disposizioni della NATO e/o della BCE: cioe', della Finanza internazionale.

Di rimpetto all'armadio in questione, ci sono i "concorrenti" convenuti ed autorizzati per quella "scalata": cioè, la cosiddetta "destra" (o "centro-destra") e la cosiddetta "sinistra" (o "centro-sinistra") di regime. Formazioni che tentano disperatamente - ognuna per suo conto e ciascuna nella speranza di affermarsi a discapito dell'altra - di arrampicarsi fin sulla cima del "mobile" in questione, per potere effettivamente scalare quell'ostacolo ed impadronirsi, a loro personale vantaggio, dell'ambito e succulento "bottino".

In fine, ai piedi del suddetto "armadio", a "quattro zampe" o in posizione "pecorina", c'e' il "popolo bue" delle nostre società: cioè, coloro che - come abbiamo visto - lavorano, accettano di sottomettersi alle leggi comuni, pagano le tasse e cercano in qualche modo di sbarcare il loro "lunario" personale e/o familiare e che, sempre figurativamente, rappresentano l'indispensabile "sgabello", senza il quale, i suddetti "candidati" alla sopraindicata "ascesa", non potrebbero in nessun modo legittimamente inerpicarsi sugli spalti di quel particolare "stipo" e, di conseguenza, impadronirsi del gia' citato e sempre piu' bramato "barattolo di marmellata".

Ora, che sia la cosiddetta "destra" (o "centro-destra") o la cosiddetta "sinistra" (o "centro-sinistra") a governare (cioè: a tenersi bene in piedi sulla schiena del "popolo bue" a quattro zampe, con il loro corpo politico bene incollato all'"armadio" e le avide manine bene inzuppate nella "marmellata""), il risultato non cambia.

Come possiamo facilmente desumerlo, lo scopo della cosiddetta "destra" (o "centro-destra") e della cosiddetta "sinistra" (o "centro-sinistra") istituzionali, è semplicemente quello di "fare i propri affari", sfruttando naturalmente l'ingenuità e la proverbiale credulità del suddetto "popolo bue". In particolare, facendo in modo che quest'ultimo - dopo essersi fatto opportunamente "ammagliare" dalle loro allettanti e lusinghevoli "promesse" - accetti momentaneamente e volontariamente di trasformarsi in funzionale e strumentale "sgabello" della loro specifica e partigiana "scalata".

Come fare, però, ogni volta, per continuare a convincerlo a giocare supinamente quello specifico e degradante "ruolo", pur avendolo invariabilmente e sistematicamente gabbato e beffato da quando e' stato istituito quel genere di "sistema/imbroglio"?

E' facile, poiché è qui che entra in ballo, quella che normalmente definiamo la "campagna elettorale": che altro non è che una normale "operazione di marketing promozionale" o, se preferite, una classica e periodica "corsa alle sedie" tra i principali ed inveterati "ladri di marmellata" del paese.

Se è la "destra" (o "centro-destra") che in quel momento detiene le redini del governo, sarà la "sinistra" (o "centro-sinistra"), a colpi di miliardi in pubblicita', a tenere all'incirca - spurgato da ogni tipo di retorica politica - questo genere di linguaggio: "Popolo bue" scemo! Ma non vedi che coloro che stai indegnamente e penosamente sorreggendo sulle tue spalle, si stanno - a tua insaputa - semplicemente divorando tutta la tua "marmellata"? Quando la smetterai di farti turlupinare gratuitamente? Quando cesserai di farti volontariamente ed impunemente sottrarre cio' che legalmente e costituzionalmente ti appartiene? Noi dell'opposizione di "sinistra" (o di "centro-sinistra") siamo gli unici che possiamo veramente fare i tuoi interessi. Ecco, dunque, la nostra proposta: se accetterai di disarcionare i nostri avversari ed, al loro posto, farai salire noi sul tuo "groppone", noi ti garantiamo che - una volta impadronitici del "barattolo di marmellata" - cercheremo di farti partecipare al nostro personale "banchetto". Vota per noi, dunque, e non te ne pentirai!

Naturalmente, se fosse la "sinistra" (o "centro-sinistra") a "governare", lo stesso linguaggio sarebbe certamente ed invariabilmente tenuto dalla "destra" (o "centro-destra"); ed ancora, dalla "sinistra" (o "centro sinistra"), qualora fosse di nuovo la "destra" (o "centro destra") a "governare" e, cosi' via.

In ogni caso, toccato nel suo "amor proprio" e confrontato alla sua diretta o indiretta "responsabilita'" da quel particolare tipo di linguaggio, che fa, dunque, il "popolo bue"?

Non avendo nient'altro da perdere che ciò che ha gia perduto ed essendo praticamente costretto a scegliere tra chi, in definitiva, lo ha "fregato" fino ad oggi e chi invece, forse, incomincerà a "fregarlo" solo a partire da domani (cioè, tra chi, in quel momento, gli sta effettivamente trangugiando tutta la sua "marmellata" e chi, invece, gli lascia sperare che, una volta al "potere", farà del suo meglio per tentare di riservargliene, magari, qualche cucchiaino) - il "popolo bue" si lascia quasi sempre convincere dagli "oppositori" di servizio ed accetta di fare il suo ciclico e tradizionale "salto della quaglia". Accetta, cioè, di scrollarsi di dosso coloro che, fino a quel momento, ha sopportato sulle sue "spalle" e lascia speranzosamente e pigramente "salire", al loro posto, i nuovi "aspiranti scalatori": coloro, cioè, che - nel corso dell'ultima campagna elettorale - gli hanno comunque fatto balenare la possibilità di potergli in qualche modo ridurre l'annoso e prolungato "digiuno".

Sbalzati di sella gli ex governanti e spianate perfettamente le sue capienti e pazienti "scapole" ai nuovi "predatori di marmellata", l'ingenuo "popolo bue" apre la bocca ed incomincia vanamente ad attendere la tanto agognata ed, in mente sua, senz'altro "meritata ricompensa" che, naturalmente, mai arriverà!

Come i precedenti "locatari gratuiti" del suo indispensabile "dorso", infatti, anche i nuovi "inquilini/squatters" della sua schiena - dopo avergli inizialmente, e senz'altro a malincuore, somministrato qualche modesta e calibrata "presina di marmellata" - incominciano a fare la seguente riflessione: visto che il "popolo bue" è così citrullo e sprovveduto da accettare di farci gratuitamente da "sgabello" per permetterci di andare a rubare la sua marmellata, per quale ragione dovremmo dargliene anche una minima parte?

Spinti, dunque, dal naturale richiamo di ogni umano egoismo e dal classico riflesso di qualunque "politicante di professione" che si rispetti, anche i nuovi usurpatori del suddetto "barattolo di marmellata" interromperanno ben presto ogni successiva o ulteriore "elargizione"!

Ed il gioco è fatto: il "teatrino democratico" - di cinque anni in cinque anni - è di nuovo pronto a ricominciare le sue monotone, ingannevoli ed ipocrite "rappresentazioni". Ogni volta, secondo lo stesso, identico, "copione": nuove elezioni, nuove promesse, nuove "alternanze" e nuove "fregature"!

Pensierino della sera: "Popolo bue", quando la smetterai di accettare supinamente di giocare il ruolo dello "sgabello" per le altrui menzognere e fraudolente "scalate"? Quando cesserai di farti invariabilmente ingannare e sistematicamente depredare dai soliti noti "ladri di marmellata"? Quando capirai che per potere direttamente disporre della tua "confettura", sarebbe semplicemente sufficiente avere la volonta' di porsi di nuovo nella naturale ed eretta posizione che si addice normalmente ad ogni ordinario "homo sapiens-sapiens", ed allungare la mano?

Fonti:http://www.ordinefuturo.info/politica/144-larmadio-la-marmellata-e-il-popolo-bue